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Addio a don Armando Trevisiol, il prete che ha fatto crescere Mestre

Uno tra i sacerdoti più amati della diocesi per la sua azione a favore dei poveri e degli anziani. Per loro aveva fondato i Centri Don Vecchi e i magazzini solidali. Da quando ha mosso i primi passi ha sempre aiutato i poveri e gli ultimi, a cui ha donato la sua vita

Si è spento alle 10.15 di mercoledì 9 agosto, e la notizia è corsa veloce in città, facendo scendere un velo di tristezza su quanti lo hanno amato.

Don Armando Trevisiol, a 94 anni, ha esalato l’ultimo respiro. Il vulcanico sacerdote, che negli ultimi anni ha guidato la pastorale del lutto trasformando la chiesa del cimitero di Mestre in uno dei luoghi più amati della città, fino a quando pochi mesi fa ha reso le dimissioni al Patriarca, ha chiuso gli occhi per sempre ed è entrato nell’amore di Dio.

"La notizia che nessuno voleva sentire è arrivata" . Così Edoardo Rivola, presidente del Prossimo, una delle persone più vicine a don Armando Trevisiol, ha comunicato mercoledì mattina la morte del sacerdote, uno dei preti più amati per la sua schiettezza e il suo amore per gli anziani, gli ultimi e i più deboli.

Per elencare tutte le sue opere, servirebbe un libro, e forse non basterebbe neppure quello. Chi non lo ricorda all’ospedale di Mestre, fin quando ha potuto, a consegnare il suo settimanale, l’Incontro, agli anziani in attesa di una visita sul ballatoio. Che appena lo vedevano gli correvano incontro solo per sentire una parola di conforto. E prima, all’ospedale Umberto I.

Nato a Eraclea il 15 marzo 1929 era entrato in seminario nel 42 e ordinato nel 54.

Da sempre attento ai bisogni dei suoi parrocchiani aveva fondato varie opere assistenziali.

Nominato nel 1971 parroco di Carpenedo ne avevo seguito e facilitato la crescita, aiutando gli anziani meno abbienti e malati.

Insegnante all’istituto Volta e al Tommaseo aveva fondato Radio Carpini, poi diventata Gv Radio in Blu.

Ma è nell’opera assistenziale agli anziani che la sua azione è stata fondamentale, con la costruzione del Centro Don Vecchi, il primo di una serie di centri assistenziali, opera imponente resa possibile dalle donazioni dei fedeli. Ma anche di Ca’ Letizia, di Vestire gli Ignudi, Il Prossimo, senza dimenticare le tantissime persone che ha aiutato, il suo amore per gli ultimi, la sua apertura alle altre chiese e comunità.

Come quando ha realizzando il Don Vecchi di Campalto, dove aveva previsto un appartamento per il patriarca Copto, arredato con delle splendide icone, perchè la struttura confinava con la grande chiesa copta.

Negli ultimi anni, fino a che ha potuto, non c’era funerale che non celebrasse, tanto che tutti volevano lui a presiedere l’eucarestia, perchè la sua parola, era considerata consolante. amato dai non credenti e non praticanti, che gli hanno lasciato le loro eredità, perchè solo di lui si fidavano.

E la passione per la scrittura. Si è sempre definito un “curato di campagna”, un prete con la “p” minuscola e non maiuscola, un uomo dei poveri e di Dio, cresciuto alla scuole di carità di monsignor Vecchi.

Il Centro don Vecchi, diviso in molteplici strutture (due a Mestre in viale don Sturzo, una Marghera e diverse altre in zona Arzeroni) offre alloggi protetti per anziani autosufficienti. A fronte di un contributo alla portata anche di chi ha la pensione minima, gli anziani alloggiano in mini appartamenti indipendenti e possono fruire di lussuosi spazi comuni e partecipare a numerosi eventi per favorire la socializzazione e lo svago.

Molteplici le iniziative avviate per i meno abbienti: la Bottega solidale (spesa gratuita grazie alle offerte di cibi in eccedenza dei negozi) i Magazzini San Giuseppe (mobili e oggetti per la casa usati gratuiti) ed i Magazzini San Martino (vestiario usato gratuito).

In questi ultimi anni, da quando era scoppiata la guerra in Ucraina, non si è tirato indietro, aiutando, tra i primi, famiglie di donne e bambini, a cui ha dato un tetto e una casa, mettendo a disposizione appartamenti a Carpenedo, ristrutturati a tempo record per loro.

Per la festa dei suoi 90 anni, ha invitato gli amici e i parenti, le persone che lo hanno aiutato e che sono state dalla sua parte, compresi i giornalisti, a cui scriveva lettere vergate a mano di suo pugno, per ringraziarli della loro presenza e del loro impegno. Una cosa a cui teneva moltissimo.

Don Armando, le cui condizioni erano andate peggiorando in questi ultimi mesi, era ricoverato all'ospedale dell'Angelo da qualche giorno. In tanti lo chiamavano, e al suo telefono rispondeva suo Teresa, la sua segretaria, la sua fac totum, il suo angelo, che in questi ultimi anni gli è stata vicina e non l’ha mai lasciato un attimo solo.

I funerali si terranno venerdì 11 agosto alle 15, nella chiesa dei Santi Gervasio e Protasio di Carpenedo e saranno celebrati dal Patriarca, Francesco Moraglia, che tornerà apposta dal Portogallo per presiedere la funzione, che si prevede affollatissima.

Pubblicato su La Nuova Venezia