La diocesi di Venezia piange don Paolo Socal, il parroco amante della voga alla valesana
L’83enne dopo 18 anni alla Giudecca era stato trasferito a Favaro Veneto e alla Cita, prima della pensione
Lutto nella diocesi di Venezia per la scomparsa di don Paolo Socal, il parroco amante dello sport, della natura, il parroco che ha partecipato innumerevoli volte alla Vogalonga con la specialità della voga alla valesana.
Classe 1941, don Paolo aveva festeggiato 83 anni lo scorso 29 giugno, circondato dall’affetto della famiglia e dei fedeli, contenti di riaverlo a Dorsoduro dopo la pensione.
Nonostante l’età avanzata, il sacerdote ha continuato a fare da coadiutore nelle parrocchie del suo sestiere. Originario dei Carmini, cappellano prima a Campalto, negli anni ‘70 e ‘80, poi a Eraclea, per 18 anni era stato parroco a Sant’Eufemia, sull’isola della Giudecca.
Qui, il sacerdote visse gran parte della sua vita spirituale, fino al 2005 quando venne trasferito nella parrocchia di San Leopoldo a Favaro Veneto, per poi passare alla Cita.
«Quando era tornato in centro storico, una volta in pensione, i suoi fedeli erano andati a prenderlo a piazzale Roma in barca» ricorda con un sorriso Alberto Fantuzzo, vice presidente del Consiglio Comunale. Nonostante gli anni trascorsi in terraferma, il ricordo del parroco è rimasto indelebile nel cuore dei giudecchini che si sono detti affranti dalla notizia della sua morte. «Una persona che stava assieme a tutti, ben voluta da credenti, laici, non praticanti.
Sapeva condividere con tutti il senso della vicinanza e della serenità» lo ricorda Raffaele Bolani, residente alla Giudecca, che aveva 8 anni la prima volta che conobbe il parroco, con cui poi fece tutti i sacramenti.
«Era un riferimento anche per chi non andava in Chiesa» conferma Fantuzzo, ricordando la grande passione per lo sport del sacerdote. «Oltre alla voga, al tennis e al windsurf, amava anche lo sci invernale e partecipava ai campionati di sci per sacerdoti "il Signore scia con voi". Era una forza, don Paolo». Appassionato non solo dell’attività sportiva, il parroco amava la sua città, la sua Venezia con le tradizioni che la rendevano speciale, voga in primis, tanto che era solito benedire le barche della Giudecca.
Era inarrestabile, Don Paolo.
Anche il cancro alla prostata prima e la metastasi al cervello poi non l’hanno mai fermato. Solo due settimane fa era tornato alla Giudecca, a prendere le medicine da un amico farmacista.
Poi, però, il suo quadro clinico è peggiorato: è stato ricoverato all’ospedale Civile e lo scorso venerdì trasferito a Mestre, all'hospice Nazareth, dove è morto. I funerali verranno stabiliti dal Patriarcato di Venezia nelle prossime ore.
Pubblicato su La Nuova Venezia