L’abbraccio a Dominic, morto a 8 anni per un tumore: «Ciao leoncino coraggioso»
Commozione al funerale del bambino di Noventa, il ricordo delle insegnanti: «Sei stato un esempio per tutti noi». Al termine della cerimonia il lancio di palloncini bianchi
«Ciao Dominic, sei stato un bambino coraggioso. Un leoncino che ha affrontato il dolore con determinazione e pazienza». Due comunità, quella cattolica noventana e quella rumena e ortodossa, si sono unite in un commosso abbraccio, mercoledì pomeriggio, 11 settembre, per l’ultimo saluto a Dominic Les, il bimbo di otto anni mancato per un medulloblastoma, un tumore del sistema nervoso.
I funerali, celebrati nella chiesa parrocchiale di San Mauro, si sono conclusi con un lancio di palloncini bianchi dal sagrato. Le esequie sono state concelebrate da padre Marian, prete greco - rumeno, da don Mario e don Agostino. La funzione è stata aperta da una serie di invocazioni in lingua rumena, terra d’origine della famiglia di Dominic. Anche il Padre Nostro è stato recitato in rumeno, come il rito finale in cimitero. La messa si è svolta in italiano.
Noventa si è fermata per stringersi attorno ai genitori e la sorellina di Dominic. Di fronte alla chiesa si stavano montando le giostre del luna park per i festeggiamenti del paese. Anche i gestori delle attrazioni viaggianti si sono uniti al cordoglio, sospendendo in segno lutto il montaggio delle giostre durante la funzione. A cui hanno partecipato le istituzioni, con il sindaco Marian e gli assessori Borin e Concetti.
Parenti e amici della comunità rumena, i compagni di scuola di Dominic con i loro genitori e le maestre della primaria Giacomo Noventa.
Proprio le insegnanti hanno riservato a Dominic un toccante saluto. «Ricordiamo tutti i tuoi primi giorni di scuola. Arrivavi con il pulmino e sempre sereno ti sedevi sulle panche, per aspettare che il personale Ata ti chiamasse per unirti alla tua classe», è il messaggio, «Sei sempre stato un bambino allegro, socievole, vivace, ben disposto verso tutti gli amichetti di scuola. Pronto a intervenire in classe per portare le tue conoscenze, a tuffarti nelle lettere e nei numeri. Purtroppo la malattia ti ha allontanato fisicamente dalla classe, ma sei sempre stato uno dei nostri. Non ti sei mai tirato indietro, perché la tua voglia di imparare era tanta. Durante la didattica a distanza, nei collegamenti da casa con la classe e anche quando venivamo a casa tua a fare lezione, il tuo impegno, le lunghe chiacchierate e le tante risate hanno sempre rallegrato i nostri cuori. Sei stato un esempio per tutti noi. È un vuoto infinito che lasci, ma siamo grati per il tempo trascorso insieme».
Pubblicato su La Nuova Venezia