Eraclea, l’addio commosso a don Sandro Vigani
Il parroco direttore di Gente Veneta si è spento a 63 anni sabato 27 luglio. Il Patriarca Moraglia: «Ha combattuto con forza»
Un'ora prima dell'inizio della messa, la chiesa di Santa Maria Concetta di Eraclea era già piena per l'addio a don Sandro Vigani, già direttore di Gente Veneta, morto il 27 luglio dopo una breve malattia, all'età di 63 anni. In tantissimi hanno voluto partecipare alla funzione, presieduta dal Patriarca, Francesco Moraglia, e da tutto il clero veneziano, schierato sull'altare per ricordare il confratello, negli ultimi anni collaboratore pastorale proprio ad Eraclea, dove da ieri sera i fedeli vegliano e pregano per la sua anima in chiesa, davanti al feretro coperto dalla sua stola, e posato sopra il Vangelo aperto. Almeno una cinquantina i sacerdoti.
Tra loro il vicario di Mestre, don Natalino Bonazza, il parroco dei Santi Gervasio e Protasio di Carpenedo, don Gianni Antoniazzi, con la tunica dello zio di don Vigani, im compianto don Armando Trevisiol, di cui il 9 agosto si celebra un anno dalla morte. E poi don Rinaldo Gusso, don Paolo Ferrazzo, don Giampiero Lauro e moltissimi altri che con lui hanno condiviso gli anni nel Duomo di San Lorenzo a Mestre, e poi a Trivignano, a Zelarino, a Quarto d'Altino. Parrocchiani sono arrivati persino in pullman dal litorale e dalla terraferma di Venezia. In prima fila la mamma Eugenia, il fratello, gli zii.
L'assessore Paola Mar e l'assessore Massimiliano De Martin in rappresentanza del comune di Venezia e consiglieri della Municipalità di Zelarino. Subito dietro i redattori e i dipendenti di Gente Veneta e il presidente del Prossimo Edoardo Rivola. Tra le prime file anche Francesco Borga. Don Davide Carraro che negli ultimi anni ha condiviso con don Sandro l'attività parrocchiale, ha tratteggiato la sua vita sacerdotale, ricordando i suoi incarichi, il segni lasciato nella pastorale giovanile e soprattutto l'amore per il giornalismo e «L’amore per la verità che rende liberi davvero», ciò - ha detto don Carraro - «cui don Sandro teneva di più e il suo grande insegnamento».
Poi è stato il turno del Patriarca di Venezia, che ha ripercorso gli ultimi mesi di don Sandro Vigani, i momenti di fede e di sofferenza. «Ha combattuto con forza fino a quando gli è stato possibile. Gli ultimi mesi lo hanno segnato e cambiato nel profondo nel modo di pensare parlare e di essere. Ricordo con tristezza gli incontri all'ospedale di Treviso e quelli in hospice a San Dona' e le telefonate, quasi ogni giorno, a volte brevi a volte lunghe. I tempi e i modi di Dio non sono quello che vorremmo. I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le mie vie non sono le vostre vie, diceva Isaia. Siamo nella chiesa che lo vide bambino, portato al fonte battesimale».
Una omelia toccante: «La felicità non consiste nel realizzare obiettivi, uno dopo l'altro, essere felici vuol dire avere persone che ci amano. É avere qualcuno da amare, qualcuno che ci sceglie e che noi scegliamo ogni giorno nel bene e nel male, qualcuno che ci continua a scegliere nonostante le nostre fragilità. Chi ci sceglie ci vuole con sé e per sé, vuol dire far posto all'altro nella nostra vita, dare e ricevere amicizia: lo specifico della famiglia Cristiana é amarsi e scegliersi nonostante le fragilità. A mio parere tutto ciò inconsapevolmente è quanto don Sandro ha condiviso sui social, prima della sua morte».
Il Patriarca ha letto all'altare l'ultimo toccante messaggio del sacerdote, in cui raccontava la sua malattia, si congedava dagli amici e domandava di pregare per lui. «Vi chiedo di essermi vicino» aveva scritto «Ossia don Sandro chiedeva di amarlo, di essergli amico, di sceglierlo. Il Paradiso, dove si trova ora, è questa comunione, questo amore questa amicizia questa scelta». Durante le preghiere amici e parrocchiani hanno ricordato la sua sensibilità, la sua discrezione, la sua delicatezza e il suo amore per la parola scritta e letta. Moraglia ha poi letto un messaggio del vescovo emerito a lui vicino negli anni di Mestre, Beniamino Pizziol. Infine l’abbraccio della comunità per un uomo e un sacerdote che ha raccolto attorno a sé tanto affetto.
Pubblicato su La Nuova Venezia