Sicurezza sul lavoro e confronto con il governo: ecco tutti gli interventi al Primo maggio nazionale di Monfalcone
In quattromila hanno risposto all’appello dei sindacati confederali affollando la piazza della Città del cantiere
MONFALCONE Monfalcone, esterno piazza, mercoledì Primo maggio. Là dove c’è una rivendicazione dei diritti costituzionali e su tutti il lavoro, fondamenta della Repubblica. Là dove c’è l’immaginazione di un futuro diverso, di disarmo e pace. Là dove c’è la lecita aspettativa di salari più alti, perché quelli di oggi risultano strozzati da inflazione e rincari. In quattro parole: piazza della Repubblica, Monfalcone.
Nella città del cantiere Cgil, Cisl e Uil centrano lo spirito dei tempi, nei comizi del Labor day bisiaco, davanti a una pacifica platea di 4 mila persone e uno sterminato numero di bandiere ondeggianti.
Tempi fragili, se la lente si sposta sul mondo del lavoro. Tra flessibilità spinta, morti bianche, mercati rovesciati dai conflitti bellici.
La capitale del Primo maggio è Monfalcone, quattromila in piazza: «Basta morti sul lavoro». La cronaca della giornata
Ma se lo sguardo sul domani che verrà preoccupa, con la richiesta pressante dei tre segretari generali della Triplice - Pierpaolo Bombardieri, Luigi Sbarra e Maurizio Landini - di aprire un confronto a oltranza nella Sala verde con il governo Meloni, conforta invece la partecipazione delle masse.
PRESENZE E SICUREZZA Una festa per gli occhi, piazza della Repubblica gremita, straripante, sotto il cielo screziato di sole e velature. Ben organizzata e filata liscia come l’olio. Merito pure del centinaio di uomini e donne, in divisa e borghese, chiamati in servizio tra le forze dell’ordine. Hanno garantito sicurezza e regolare svolgimento dell’iniziativa, in diretta Rai dalle 12.08 alle 12.58. Al clou dei comizi, tra l’altro, hanno fatto capolino anche il Prefetto Raffaele Ricciardi e il Questore Luigi Di Ruscio.
LA FOLLA Il lavoro dunque è vivo, palpita come non mai. Tra manifestanti più o meno giovani, precari e stabilizzati, autoctoni e migranti. In quattromila, alla fine, hanno raccolto l’appello alla partecipazione di Cgil, Cisl e Uil, con la seconda sigla a fare gli onori di casa, organizzatrice del Primo maggio. E già in duemila verso le 10, un’ora prima dell’avvio degli interventi, tra lo sventolio dei vessilli e i palloncini colorati di verde, blu e rosso, i colori della Triplice. Persone giunte da tutto lo Stivale e oltre la punta dello stretto, più giù ancora, fin da Palermo. Si sono date appuntamento oggi per assistere ai comizi su palco di 14 metri per 10 con schermo a led dei segretari generali. Interventi annodati dal filo tematico della giustizia sociale e della pace. Un appuntamento importante, per il Friuli Venezia Giulia, che per la terza volta dal 2004 ha ospitato la manifestazione, vent’anni esatti dopo l’evento di Gorizia e dieci dopo Pordenone (2014). Monfalcone, città del cantiere, piazza simbolo.
L’ULTIMO DECESSO
La bussola del lavoro si orienta tra le sfide e le tensioni del suo tessuto economico e sociale. Guardando anche ai punti vulnerabili dell’occupazione, a 24 ore di distanza dall’ultima tragedia a Fiume Veneto: la morte a 69 anni di un autotrasportatore trevigiano centrato alla testa dalle “forche” di una gru che stava azionando, ricordato sul palco.
L’INCIPIT La macchina degli interventi dei primi delegati si mette in moto cinque minuti dopo le 11. E a dare il la sono le donne, con Marisa Furlan della Uiltucs di Gorizia e la monfalconese Fatou Saar (Cgil), giacca rossa in pendant col foulard sopra i capelli: «Diritti per tutti: uguaglianza, inclusione, equità», il suo leitmotiv. E tutto l’orgoglio di ricevere il mondo del lavoro qui, nella terra di confini. Uno dopo l’altro parlano per quasi un’ora i delegati territoriali: Elisa Boiago dipendente di Benetton (Rsu-Rls Uil), per i pensionati Cisl Maurizio Negrari, Gianluca Espis dipendente della Stone italiana di Villesse (Fillea Cgil), l’infermiere della sala operatoria in AsuFc Luca Sforza (Uil), l’addetta alle vendite della distribuzione moderna Sandra Cecutti (Fisascat Cisl) e Rosanna Bottan della Nidec di Pordenone (Cgil).
Gli interventi dei segretari nazionali
BOMBARDIERI (UIL) Alle 12.08, attaccano i comizi i nazionali. Bombardieri della Uil chiede al governo «misure strutturali». E guardando a «Monfalcone, dove ci sono tanti migranti che lavorano» rimarca la necessità della «non discriminazione», anche «tra uomini e donne». Ma il diritto «imprescindibile» è al «rispetto della vita» perchè «1.040 vittime e oltre 500 mila incidenti» sono evidentemente troppi: «Nessuno si senta assolto. Basta con il cordoglio di circostanza, abbiamo finito le lacrime». E ricorda l’autotrasportatore e operaio specializzato trevigiano di 69 anni, prossimo alla quiescenza, morto martedì. «Ma non avevamo la Fornero - chiede -? Non si doveva andare in pensione prima?». E alla presidente Giorgia Meloni: «Chiediamo al governo di fare di più. Cara presidente, non parliamo di lavoro solo qualche ora prima del Primo maggio, ma tutto l’anno. E anche di sicurezza: si tratta di vite umane». Servita dunque la richiesta di un impegno a ridurre infortuni e vittime sul lavoro. Bombardieri parla anche del bonus Befana, i 100 euro lordi a partire dal prossimo gennaio: «Servono misure strutturali, sarebbe il caso di farla finita con gli spot e gli interventi elettorali». Perché «4 milioni di persone non hanno svolto visite mediche», in quanto prive di mezzi. E ancora: «Il tema dei salari non può essere affrontato con un spot di 60 euro netti, che bastano per un chilo di carne o di parmigiano, un litro di olio. La gente ha bisogno di recuperare la perdita del potere d’acquisto». Va quindi «combattutta l’evasione fiscale, ma non con i condoni». Senza scordare che «lo Stato sociale si regge sulle spalle dei pensionati». Dunque «confronti, non narrazione». «Oggi - conclude - non è una festa, ma una giornata di mobilitazione».
SBARRA (CISL) Sbarra della Cisl si sofferma su «questa terra di confine, dove si incontrano culture, religioni e sensibilità diverse, dove si scopre la ricchezza del dualismo», tra «la confidenza di lavoratori migranti e italiani»: un luogo «che vive il suo essere frontiera come incontro e unione, perché Monfalcone è questo». Anche da Sbarra un richiamo forte al contrasto degli infortuni: «Vogliamo un governo, un Parlamento che affronti il primo comandamento: la sicurezza sui luoghi di lavoro. Una battaglia che può essere vinta». Una «vergogna» per il Paese che «ci siano più di mille morti in fabbrica, nei campi, nelle comunità lavorative». «Inaccettabile che si continui a morire di amianto - sempre Sbarra - le famiglie vanno risarcite, le rendite aumentate». Serve dunque «un grande accordo che spezzi questa lunga scia di sangue, la carneficina nei luoghi di lavoro». Un grande «Patto di responsabilità che tenga insieme politica, sistema delle imprese, organizzazioni sindacali, istituzioni». Con «maggiori poteri ai nostri delegati sul posto d’occupazione». Quanto alle politiche: «Apprezziamo il sostegno forte all’occupazione stabile attraverso incentivi rivolti a giovani, donne e al Sud. Anche la misura dei 100 euro è un ulteriore contributo. Ora però va fatto di più». E ancora: «Bisogna aumentare salari e retribuzioni e rinnovare tutti i contratti pubblici e privati, tagliare le tasse al ceto medio popolare, detassare le tredicesime, rilanciare gli investimenti pubblici e privati, aprire il tavolo per cambiare il sistema previdenziale. Il dialogo e il confronto con il governo deve proseguire per affrontare in maniera più decisa le questioni più importanti».
LANDINI (CGIL): Pur partendo dalle parole illuminanti di Sergio Mattarella, pronunciate il giorno prima, il segretario della Cgil Landini ritiene che i principi cristallizzati dalla Costituzione in tema di lavoro non siano oggi ancora pienamente realizzati: «Siamo una società che si fonda sullo sfruttamento del lavoro e la precarietà: questo va cambiato. E lo voglio dire ora, a Monfalcone. Come e da chi vengono costruite queste navi che escono dal cantiere, qui e negli altri stabilimenti italiani? Senza gli immigrati quegli scafi non uscirebbero». Eppure «siamo a un livello di sfruttamento inaccettabile» e pertanto «questa deve diventare una battaglia del nostro Paese». Il faro, l’articolo 3 della Costituzione, puntualmente citato. Nell’aneddoto dell’incontro di una delegazione locale di lavoratori, la sera prima, Landini ricorda che «la storia del sindacalista è di rappresentare tutti, a prescindere dal colore della pelle e il Primo maggio deve avere questo significato, cioè combattere le disuguaglianze per l’Europa che vogliamo». Inoltre è necessario «rimettere al centro lavoro, diritti e sicurezza», combattere e «superare la precarietà, aumentare i salari». «Lo dice l’Inail - sempre Landini - che infortuni e decessi si registrano soprattutto nel sistema degli appalti e subappalti e coinvolgono maggiormente i lavoratori precari». Quindi «bisogna cambiare il modello di sviluppo». Landini sfiora pure il bonus Befana: «È uno spot, una marchetta elettorale e io sono uno rispettoso pure dei 5 euro, ma ci deve essere un elemento di dignità che va riconosciuto». A margine, prima di salire sul palco, aveva argomentato: «Sette milioni di persone, pur lavorando sono povere e non guadagnano più di 11.000 euro l’anno». Pertanto «la gente non arriva a fine mese e pensare di risolvere questo problema con 100 euro, lordi, è un insulto al buon senso». Serve, ancora il leader della Cgil, una «politica diversa, ma il governo continua a pensare di poter fare quello che vuole senza confrontarsi con i sindacati, con il mondo del lavoro e questo è un danno per il Paese». «Quindi - termina - per noi questo è un giorno di mobilitazione, finché la Costituzione non sarà rispettata, comprendendo anche lo strumento del referendum». Titoli di coda sui comizi, fine della diretta Rai, si leva a palla “L’anno che verrà” di Lucio Dalla. È il rompete le righe.
LA CURIOSITÀ Bombardieri, Sbarra e Landini sono arrivati in regione il giorno prima della manifestazione. Il leader della Cisl ha dormito al Gelso, in via Sant’Ambrogio a Monfalcone, a pochi passi dal palco. Landini, sul palco con la cravatta e un garofano rossi al petto, invece è stato ospitato alla locanda Gaudemus di Sistiana. Ieri sera ha incontrato una delegazione di lavoratori monfalconesi, che hanno esposto la questione migratoria chiedendo politiche inclusive, tema poi effettivamente rilanciato oggi nell’intervento dal già segretario della Fiom.
IL COMUNE La sindaca Anna Cisint, in sobrio tailleur verde pino, ha assistito all’evento dalla terrazza municipale, senza intervenire pubblicamente, eccezion fatta per un comunicato stampa inoltrato a metà mattina sull’annuncio di una petizione contro il velo integrale. Al termine dei comizi ha incontrato a porte chiuse Sbarra, accompagnato dai dirigenti regionali e provinciali della Cisl. In precedenza Cisint si era confrontata pure con Bombardieri della Uil. Con Sbarra, stando a un comunicato diffuso, «è emersa un’ampia convergenza fra le posizioni della sigla e la piattaforma che riguarda il “caso Monfalcone” rispetto alla revisione del sistema produttivo su subappalto e selezione delle ditte, come sul tema della sicurezza del lavoro legata anche al rischio amianto». Il segretario Cisl, sempre stando alla nota comunale, «ha riportato alcuni dei risultati dei recenti provvedimenti governativi, come quello della parità contrattuale nei diversi settori, per contrastare il fenomeno del dumping salariale, l’assunzione di 766 ispettori Inail per rafforzare i controlli e la gestione dei fondi di coesione per lo sviluppo». «Per dare dignità e valore al lavoro - polemizza Cisint con la Cgil - non servono demagogia e banalità dei luoghi comuni, come in alcuni passaggi del discorso di Landini. Occorre comprendere la realtà delle situazioni produttive e lavorare concretamente per invertire un sistema che nelle grandi aziende come il nostro cantiere si è affermato all’inizio degli anni Duemila e attraverso l’arrivo incontrollato di stranieri ha ridotto le tutele salariali e contrattuali, con problemi sociali rilevanti sul territorio, per la non disponibilità all’integrazione delle nuove presenze, specie quelle musulmane».
E sono davvero i titoli di coda sulla giornata. —
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Pubblicato su La Nuova Venezia