Cona, cadavere affiora da un canale: poco distante la bici distrutta. L’ombra di un investimento pirata
La tragedia si è consumata nel territorio comunale di Cona, nella zona industriale di Cantarana. Gli inquirenti stanno vagliando diverse ipotesi sulla dinamica esatta: un malore o un investimento
Il corpo è riaffiorato dalle acque del canale intorno alle 9 del mattino, e subito è scattata la chiamata al 118. Presto però è stato chiaro che un’ambulanza non avrebbe potuto fare più nulla, tanto che è stata la guardia medica a confermare la morte. Ancora una domenica tragica nel Veneziano, apertasi con vigili del fuoco, polizia locale e carabinieri accorsi a Cona, nella zona industriale di Cantarana, dove alcuni passanti hanno notato un corpo galleggiare nel canale Rebosola. I resti apparterrebbero a un 60enne del posto, identificato solo a distanza di diverse ore perché privo di documenti.
Inizialmente le prime informazioni raccolte dai militari dell’Arma avevano fatto ipotizzare un suicidio, ricostruzione che poi sarebbe stata scartata nel corso della giornata di indagini.
Cosa sia esattamente successo, però, nella prima serata di domenica 7 aprile non era ancora chiaro: nella tarda mattinata è stata trovata la bicicletta che l’uomo aveva usato per spostarsi, su cui si riconoscevano i segni di una brutta caduta.
Per i carabinieri, però, questo non basta a chiarire l’esatta dinamica dell’incidente, che potrebbe ricondursi a un malore – e quindi a un’uscita autonoma di strada – ma che potrebbe anche vedere coinvolta un’automobile, che avrebbe urtato e fatto finire nel canale il ciclista; da capire anche l’ora in cui si sarebbe consumato il sinistro, che potrebbe essere avvenuto in qualsiasi momento tra il tardo pomeriggio e la prima serata di sabato e le prime ore della mattina di domenica.
Per dare una svolta alle indagini i militari stanno ascoltando tutti i residenti e chiedendo le immagini di ogni telecamera puntata sulla strada; purtroppo però di tratta di una zona poco abitata e quindi anche poco videosorvegliata.
Se venisse confermata l’ipotesi dell’investimento – su cui comunque i carabinieri si mantengono cauti – resterebbe da individuare l’automobilista responsabile, che evidentemente non si sarebbe fermato a prestare soccorso e non avrebbe chiamato i numeri di emergenza.
Pubblicato su La Nuova Venezia