Mestre, tragedia del bus precipitato: nessun malore, l’autista aveva il cuore sano
Sono arrivate le prime risposte dall’autopsia eseguita sul corpo del conducente Alberto Rizzotto, 40 anni. Tre indagati nell’inchiesta aperta dalla Procura di Venezia. Rimpatriate tutte le salme delle 21 vittime. Undici persone ancora ricoverate in ospedale
Le prime risposte dell'autopsia eseguita sul corpo di Alberto Rizzotto, l'autista quarantenne del bus precipitato a Mestre, escluderebbero chiare evidenze di un malore occorso all'uomo mentre era alla guida.
L'esame non avrebbe individuato problemi di qualche natura al cuore. Lo scrive il "Corriere del Veneto”.
Si tratta comunque di risultati parziali perché l'esame - del quale la Procura di Venezia ha incaricato i medici legali Guido Viel e Roberto Rondolini, dell'istituto di Padova - proseguono con ulteriori accertamenti, uno dei quali, importante al fine della relazione finale, è in programma la prossima settimana.
Guido Viel, uno dei due medici legali, si è limitato a dire di non poter fornire alcune informazioni a riguardo. Lo stesso Procuratore capo di Venezia Bruno Cherchi aveva spiegato lunedì scorso che per un'analisi autoptica completa ci sarebbero voluti almeno una decina di giorni.
La perizia sul guard-rail
Il quadro della situazione è in ogni caso ben lontano dall'essere definito. Il 25 ottobre avrà inizio la perizia sul guardrail che in base ai primi accertamenti sembrerebbe non aver retto all'urto per via della sua inadeguatezza. La perizia durerà fino al 28 febbraio.
Placido Migliorino, l'ispettore del Mit già consulente di alcune indagini sul ponte Morandi, ha dichiarato: «Le verifiche riguarderanno principalmente i sistemi di tenuta, lo stato dello barriera e il rispetto della normativa».
E sulle possibili analogie con i difetti del ponte di Genova ha spiegato: «In quel caso vi è stato un crollo strutturale, qui stiamo parlando di barriere di sicurezza: si tratta di due cose diverse. Vista la gravità dell'incidente andrò a verificare gli ancoraggi ed elementi strutturali, ma il filone principale è sulle barriere laterali».
Le ipotesi di quelle prime ore dopo il disastro
L’ipotesi che potesse esserci un malore improvviso del guidatore all’origine dell’incidente avvenuto la sera del 3 ottobre e nel quale 21 persone hanno perso la vita, era stata fra le prime subito dopo la tragedia. Nessuno aveva fantasticato su sviste o disattenzioni da parte di Rizzotto, l’autista originario di Conegliano e residente a Tezze sul Brenta: egli veniva descritto dai colleghi come un serio professionista, molto attento e affidabile sul lavoro.
Nessuna traccia di frenata
Nei primi istanti dopo la tragedia, parlando con i cronisti sul luogo del disastro, il comandante della Polizia municipale di Venezia, Marco Agostini, aveva riferito che dai rilievi fatti non vi erano tracce di frenata sull'asfalto. «Il pullman, un mezzo elettrico – aveva spiegato - ha divelto il guard rail ed è finito nella scarpata, incendiandosi nell'impatto al suolo». Il mezzo fra l’altro, risultava avere strisciato contro il guardrail ben 27 volte prima di precipitare.
Ecco perché la spiegazione di un possibile accidente occorso all’autista, pareva allora la più plausibile. In ogni caso, fin da subito, era stato annunciato un esame autoptico necessario sul corpo di Alberto Rizzotto, anch’egli deceduto nell’impatto al suolo del mezzo che guidava.
Chi c’era a bordo dell’autobus
A bordo del bus, quella sera, viaggiavano poco meno di una quarantina di persone. Si trattava di un servizio navetta diretto da Venezia al campeggio Hu di Marghera. I passeggeri erano tutti stranieri tranne l’autista. Turisti che rientravano nei loro alloggi presso la struttura di Marghera dopo una gita in Laguna.
All’improvviso il bus che stava percorrendo il cavalcavia della bretella che da Mestre porta verso Marghera e l'autostrada A4, ha perso il controllo. Dalle immagini delle telecamere fisse, lo si vede superare lentamente sulla destra un altro mezzo pesante e poi scivolare giù nel vuoto, di lato. Un volo di 20 metri e poi le fiamme che avvolgono il bus poco dopo l’impatto al suolo.
I morti
Ventuno le vittime, fra le quali anche minori. Le loro salme sono già state rimpatriate nei rispettivi luoghi di origine.
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L’inchiesta: tre indagati
Al momento tre persone sono state iscritte nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla Procura di Venezia sulla strage. Secondo quanto scrive “Il Gazzettino”, si tratta dell'amministratore delegato della società “La Linea”, proprietaria del mezzo, e di due funzionari del Comune di Venezia: il dirigente del settore Viabilità e mobilità per la terraferma e quello del settore Manutenzione viabilità stradale.
Nei loro confronti il pm Laura Cameli ipotizza i reati di omicidio stradale, omicidio colposo plurimo, lesioni personali stradali gravi o gravissime e lesioni personali colpose.
11 feriti ancora ricoverati in ospedale
I pazienti rimasti coinvolti dell'incidente e ricoverati nelle strutture sanitarie del Veneto sono scesi da 15 a 11, dopo il trasferimento a Lipsia dei due fratellini tedeschi, di 4 e 13 anni, e a Strasburgo di una giovane francese di 21 anni.
Per un'altra paziente è previsto nei prossimi giorni il trasferimento in Germania: si tratta della donna tedesca di 27 anni ricoverata all'ospedale di Mestre.
Sei sono ancora i pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva. All'ospedale di Padova resta molto critica la situazione della donna spagnola di 52 anni. Nello stesso ospedale è ricoverata anche la bimba ucraina di 4 anni. La sua situazione, seppur critica, viene giudicata stabile.
Continua a migliorare la donna ucraina di 29 anni: verrà dimessa nelle prossime ore dalla TI. Per tutti gli altri pazienti, i sanitari segnalano che il decorso sta procedendo regolarmente.
Pubblicato su La Nuova Venezia