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Mattarella: “Lavorare non è morire. Le vittime ci dimostrano che non stiamo facendo abbastanza”

I sette mesi 559 persone decedute sul lavoro. Il Capo dello Stato dopo la strage di Brandizzo: «La cultura della sicurezza deve permeare le Istituzioni, le parti sociali, i luoghi di lavoro»

«Lavorare non è morire» dice il Presidente della Repubblica in un messaggio al ministro Marina Elvira Calderone e invita a fare di più: «Non facciamo abbastanza» sottolinea il Capo dello Stato. Del resto, basta osservare i numeri. Nei primi sette mesi dell'anno le denunce di infortunio sul lavoro presentate all'Inail sono state 344.897 (in calo del 21,9% rispetto alle 441.451 del periodo gennaio-luglio 2022), di cui 559 mortali (in calo dell'1,8% rispetto ai 569 casi nello stesso periodo dell'anno scorso). I dati pubblicati dall’open data dell’Istituto sono drammatici. Dei casi mortali denunciati, 430 sono in occasione di lavoro e 129 in itinere, ovvero nel tragitto casa-lavoro o viceversa. Nella gestione industria e servizi, che raggruppa i settori più rischiosi, risultano 484. La tragedia di Brandizzo aggrava un bilancio già drammatico dei morti sul lavoro in Italia.

La voce del Presidente

Il tema è stato affrontato oggi dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che, in un messaggio inviato al ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone, ha ricordato come «il nostro Paese colloca il diritto al lavoro e il diritto alla salute tra i principi fondanti della Repubblica. Non è tollerabile perdere una lavoratrice o un lavoratore a causa della disapplicazione delle norme che ne dovrebbero garantire la sicurezza sul lavoro – sottolinea il capo dello Stato –. I morti di queste settimane ci dicono che quello che stiamo facendo non è abbastanza». Mattarella punta sulla cultura della sicurezza che deve permeare le Istituzioni, le parti sociali, i luoghi di lavoro. «A voi, ispettori tecnici, spetta un ruolo attivo in questo processo di garanzia e di prevenzione» scrive il Presidente della Repubblica in occasione dell'avvio del corso di formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

L’appello di Mattarella

«Le morti sul lavoro feriscono il nostro animo. Feriscono le persone nel valore massimo dell'esistenza, il diritto alla vita. Feriscono le loro famiglie. Feriscono la società nella sua interezza. Lavorare non è morire». Il capo di Stato è intervenuto in occasione dell'avvio del corso di formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

«La cultura della sicurezza deve permeare le Istituzioni, le parti sociali, i luoghi di lavoro. A voi, ispettori tecnici, spetta un ruolo attivo in questo processo di garanzia e di prevenzione. Faccio appello alle vostre intelligenze e al vostro impegno per contrastare una deriva che causa troppe vittime – ha affermato –. Anche da voi e dalla vostra attività dipende la vita di madri, padri, figli, lavoratrici e lavoratori che, finito il proprio turno, hanno il diritto di poter tornare alle loro famiglie. Mentre rivolgo ai nuovi ispettori tecnici il mio incoraggiamento, ringrazio gli ispettori già in servizio - che ogni giorno si spendono per intercettare le irregolarità in materia di sicurezza e garantire l'applicazione delle regole - e formulo a tutti i migliori auguri di buon lavoro».

Cgil, Landini: “La salute e la sicurezza non devono più essere considerate un costo”

Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, in tema di sicurezza sul lavoro ha affermato: «Credo che quelle del presidente Mattarella siano parole sante, noi stiamo chiedendo da tempo non avendo risposte dal governo, abbiamo lanciato una piattaforma da gennaio. È sotto gli occhi di tutti che non abbiamo fatto abbastanza e che c'è una strage in corso». Landini ha parlato a margine dell'assemblea generale del sindacato, dal titolo “Rispetto per il lavoro”, in corso a Bologna.

«Quando ogni giorno qualcuno muore sul lavoro è evidente che c'è una situazione non più sostenibile - ha aggiunto Landini - se andiamo alla radice del problema, vediamo che buona parte di chi muore sul lavoro lavora in ditte in appalto, ha lavori precari, scarsa formazione, è legato da una pressione sul lavoro sempre più forte. C'è proprio un sistema che va cambiato, c'è bisogno di investire nella prevenzione, facendo assunzioni di ispettori del lavoro, investire sui servizi di medicina del lavoro e non tagliare sulla sanità, fare corsi di formazione ai lavoratori e agli imprenditori. La salute e la sicurezza non devono più essere considerate un costo, ma devono essere considerate un investimento».

La Cgil chiede «da tempo di introdurre una patente a punti perché non possono esserci imprese che non rispettano le leggi e la sicurezza che possono avere soldi pubblici e partecipare agli appalti. Bisogna anche cancellare il subappalto a cascata – aggiunge Landini – che questo governo ha reintrodotto fino alla modifica del codice degli appalti qualche mese fa. Questo significa chiedere al governo di riaprire una trattativa su questi punti e alle imprese di muoversi in questa direzione e contrastare il subappalto e far rientrare lavorazioni nelle imprese che in questi anni le hanno esternalizzate, date in appalto, sub appalto o affidate a cooperative finte».

Pubblicato su La Nuova Venezia