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Abbattuto il jet privato di proprietà del capo della Wagner, la tv di Stato russa: “Prigozhin è morto, il corpo è stato identificato”. I mercenari: “Ucciso dai traditori della patria”

A bordo anche il suo braccio destro. Giallo sul secondo aereo. Putin aveva definito il suo golpe contro la sua leadership «una pugnalata alle spalle»

Il canale tv statale Rossiya24 ha annunciato la morte di Evgheni Prigozhin. Il corpo del leader e fondatore del gruppo Wagner sarebbe stato identificato dopo lo schianto dell'aereo sul quale viaggiava nei pressi del villaggio di Kuzhenkino, nella regione di Tver, a nord di Mosca. Lo riporta la televisione russa Tsargrad. Ad abbatterlo, secondo quanto riporta il canale Telegram «Zona grigia» legata al gruppo di mercenari Wagner, sarebbe stata la contraerea russa. Erano 10 le persone persone a bordo e sono tutte morte, secondo quanto riferiscono fonti dei servizi d'emergenza citati dall'agenzia Ria Novosti.

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Il gruppo Wagner: aereo abbattutto dal fuoco di difesa russo

«Il jet privato Embraer Legacy 600 con numero di registrazione RA-02795, che apparteneva a Yevgeny Prigozhin, è stato abbattuto dal fuoco della difesa aerea del ministero della Difesa russo nel distretto Bologovsky della regione di Tver»: lo scrive il canale Telegram vicino a Wagner Grey Zone.

«Inizialmente a bordo c'erano sette persone – si legge – prima che l'aereo si schiantasse, i residenti locali hanno ascoltato due raffiche di difese aeree, e ciò è confermato dalle scie di condensazione nel cielo in uno dei video, così come dalle parole di testimoni oculari diretti», si legge su Grey Zone, dove sono pubblicati anche i video e le foto della caduta dell'aereo. In un post successivo, Grey Zone afferma che «il secondo aereo privato di Prigozhin, Embraer ERJ-135BJ "Legacy 650" con il numero RA-02748, sta attualmente volando nel cielo sopra Mosca».

La morte di Prigozhin arriva due mesi dal golpe contro la leadership russa. Era il 24 giugno quando il capo di Wagner aveva annunciato «la marcia della giustizia» su Mosca da Rostov sul Don alla testa di circa 25mila mercenari al culmine di settimane di accuse e recriminazioni per la gestione della guerra in Ucraina. Un golpe, definito da Vladimir Putin una «pugnalata alle spalle», che era rientrato qualche ora dopo, con la mediazione del presidente bielorusso Aleksander Lukashenko e la promessa dei mercenari di ritirarsi dall’Ucraina e trasferire le proprie basi in Bielorussia.

Per approfondire:

Il ritratto – Chi è Prigozhin e perché è diventato sempre più potente

Il punto di Margelletti – La lezione che i filo putiniani devono capire

L’analisi di Zafesova – Perché la punizione di Putin doveva essere clamorosa

Il commento di Stefanini – Un epilogo scontato

L’intervento di Quirico – Prigozhin, quel complice diventato ingombrante e condannato a una fine senza gloria

Video 1 – Quando si “candidò” come presidente dell’Ucraina nel 2024

Video 2 – L’accusa al Cremlino con le immagini dei suoi soldati morti

Video 3 – L'ultima apparizione pubblica: “Rendiamo la Russia ancora più grande”

Pubblicato su La Nuova Venezia