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Ferrara, il padre in barella al funerale del figlio: entrambi vittime dello stesso incidente sul lavoro

Il rituale funebre del culto ortodosso è stato modificato per un addio straziante

FERRARA. Il rituale funebre del culto ortodosso è stato modificato, per permettere a un padre in barella di dare l'ultimo saluto al figlio.

Erano insieme, Robert e Fanel Pricopi, vent'anni il primo e 48 il secondo, quando il 15 maggio scorso il cestello della gru su cui stavano lavorando in una discarica di Jolanda di Savoia, Ferrara, si è rovesciato, facendoli cadere di sotto. Con loro c'era anche Ionel Costin. Né quest'ultimo, 50 anni, né Robert sono sopravvissuti all'impatto. Il ragazzo se ne è andato dopo 48 ore di agonia, mentre Ionel ha resistito fino a 10 giorni fa. Ieri, quando la procura emiliana ha dato il via libera per i funerali del giovane, suo padre ha voluto partecipare, nonostante le fratture multiple e l'imminente operazione ortopedica a cui deve sottoporsi, lo mantengano allettato.

A testimoniare il momento, la cronista de La Nuova Ferrara, Alessandra Mura, e il fotografo, Filippo Rubin. La cerimonia si svolge nel tempio ortodosso cittadino. Accanto al feretro, molti parenti, amici, e poi Fanel Pricopi che allunga la mano sulla foto del figlio, coronata di fiori bianchi su una bara di abete scuro. «Oggi dovevo esserci ad ogni costo», avrebbe spiegato, sempre secondo il quotidiano ferrarese, l'uomo, che ha presienzato al funerale insieme alla moglie e l'altra figlia.

Lo sesso Fanel Pricopi, di nazionalità romena come le due vittime, risulta indagato dalla procura locale con l'ipotesi di omicidio colposo, in quanto capocantiere. Sul registro aperto dalla magistratura, compaiono anche i nomi del titolare dell'azienda per cui lavoravano gli operai convolti, nonché il tecnico manutentore e il perito che ha convalidato il collaudo della gru. Cadendo dal cestello mentre erano impegnati a bonificare una copertura in amianto, i tre uomini sono precipitati per dieci metri. Distribuiti tra l'ospedale Maggiore di Bologna, il Bufalini di Cesena e quello di Cona (Fe), solo Fanel, tuttora ricoverato in quest'ultimo, è sopravvissuto. Per suo figlio Robert, che ora gli amici di Codigoro, dove la famiglia risiede, ricordano come appassionato di musica e di sport, è stata disposta la donazione degli organi.

Pubblicato su La Nuova Venezia