La sindacalista che cita Ferragni per attaccare Meloni: “Non sei gradita sul palco della Cgil”
Eliana Como: «La tua cultura è incompatibile con noi»
Gli scaramantici sanno che venerdì 17 è sempre una data delicata e il terzo giorno del congresso nazionale Cgil di Rimini ha già tutti i presupposti per confermare le ansie. Si attacca alle 9,00 e a mezzogiorno arriva Meloni per parlare 30 minuti. Si dice che la presidente oggi sarà accolta da un gruppo di contestatori che lanceranno dei peluches, come è diventato usuale nelle manifestazioni per ricordare i morti della strage di migranti a Cutro e addossarne la responsabilità al governo. Forse, la premier sarà addirittura fatta entrare dal retro per evitare incidenti. Di certo, Eliana Como, Fiom-Cgil nazionale, che ieri ha partecipato ai dibattiti vestendo una cappa che diceva “Meloni pensati sgradita” (citazione da Chiara Ferragni a Sanremo), esprimerà il proprio dissenso in modo «composto, ma severo». Poi, abbandonerà la sala, insieme agli altri delegati aderenti alla corrente radicale che guida all'interno del sindacato.
Como, perché la presenza di Meloni le è sgradita?
«Questo invito non è fatto a nome mio. La cultura politica di questo governo non solo è diversa da quella della Cgil, è proprio incompatibile. Che sarebbe venuta Meloni, lo abbiamo appreso dai giornali. Non è stato deciso negli organi collegiali del sindacato, altrimenti, lo avrei detto lì».
Come mai ha citato Chiara Ferragni, che a Sanremo ha mostrato la scritta «Pensati libera»?
«Quando ho visto il programma del congresso, ho pensato fosse organizzato come un talk-show, come Sanremo. Allora mi sono detta: ci manca solo la Ferragni, senza la pretesa di essere aggraziata come lei».
Gira voce che domani intenda fischiare l'intervento di Meloni, è così?
«No, è un regalo che non vogliamo fargli. Io e gli altri delegati, metteremo in atto una protesta composta, ma severa. Poi, abbandoneremo la sala. Per ora non posso dire altro, non voglio rovinare la sorpresa».
Ha ricevuto manifestazioni di solidarietà?
«Al di là di quelle che ho avuto sui social o di persona, dentro e fuori dal sindacato, il mio sentore è che la presenza di Meloni susciti un malessere diffuso nella Cgil».
C'è anche chi l'ha criticata?
«Inevitabili difese d'ufficio, il cui argomento è: storicamente la Cgil ha invitato le istituzioni al proprio congresso. No, Berlusconi non è stato invitato. Renzi e Conte sono stati chiamati a partecipare, non a parlare. Ora, io capisco che col governo si debba trattare, di qui ad invitare Meloni a fare un intervento, però, ce ne passa».
Ha scritto su Facebook: «Questo è un governo fascista». Ne è convinta?
«È chiaro che non si tratta del Fascismo del '900, quello delle camicie nere. Ma nei modi, nel revanchismo anche di esponenti di alto livello, che poco prima di essere eletti non facevano un segreto delle simpatie neofasciste, è evidente ciò che abbiamo difronte. Guardiamo ai fatti: la strage di Cutro, la riforma fiscale, l'attacco al reddito di cittadinanza, alla preside antifascista di Firenze e al diritto all'aborto. Questa è una cultura che non ci appartiene».
Pubblicato su La Nuova Venezia